Victor Delamont fu un bambino dalla salute cagionevole costretto a letto fino all’ età di sette anni, ma dimostrò presto di voler andare lontano: a 11 anni, durante un Expò Universale rubò un pallone aerostatico ; voleva raggiungere le Indie, ma non fece molta strada. Atterrò a poche miglia di distanza. Nel 1927 invece partì da Gibilterra a cavallo di una già vecchia motocicletta, giunse a Città del Capo ed un anno più tardi ad Alessandria d’Egitto. Il diario con i racconti dell’impresa ispirò molti anni dopo il viaggio di Alberto Granado ed Ernesto Che Guevara. Al rientro in Europa terminò gli studi di medicina ma non esercitò mai la professione in quanto diventò, nell’ordine: scrittore, giornalista, sceneggiatore e produttore cinematografico, inventore, e armatore. Nel 1942 partecipò al Mondiale di Calcio in Patagonia con la nazionale improvvisata italiana, nonostante la cittadinanza francese E tra le altre cose fu anche pilota di automobili, alpinista, fotografo, attivista per i diritti umani e filantropo. Morì e fu sepolto a Polcenigo, e in suo onore oggi il suo cognome diventa un marchio.
No, non è vero.
Victor non è mai esistito e la foto l’abbiamo fatta per l’occasione. Ma ogni grande marchio ha una grande storia, ed anche Delamont ne ha una. Solo che non è vera.